Era il 18 giugno del 2019, un brindisi sul tramonto di Roma. “INIZIAMO”, in maiuscolo, nella descrizione del nostro primo post su Instagram: nasce GD_backstage.
La pagina è il nostro pian terreno, dal primo in su c’è “GD beta”. E sul tetto il sogno di un’app – made in Italy – di dating online.
Fare impresa significa lavorare nell’incertezza, anche se, mi darete ragione, non potevamo immaginare che le cose sarebbero andate in questo modo: creare un’app di dating durante una pandemia (!?).
…sembra davvero uno scherzo.
Cosa fare quindi?
Di seguito rispondiamo a questa domanda. Ma prima una piccola premessa: questo articolo si rivolge agli appassionati di business, di startup, di innovazione e a chi si emoziona, come chi scrive, di fronte alle storie di piccole aziende nate nei garage e diventate Google, Apple, o Amazon. E a chi ci segue, da sempre, incoraggiando il nostro impegno.
A questo punto iniziamo il racconto… Non da un garage, che qui costa caro, ma dal tetto del nostro palazzo, nel quartiere San Paolo di Roma.
Prima di quel post, a inizio estate, c’è stato un anno di preparazione: si chiama Business Model Canvas ed è il progetto che racchiude tutti i dettagli di un’idea. Ad oggi contiamo 969 file, 63 cartelle, 1.88 GB di dati. Il manuale di GD.
Poi, dopo altri quattro mesi, il nostro piano era pronto. Ma avevamo due necessità, una opposta all’altra. Da un lato farci conoscere e, dall’altro, proteggere la nostra idea.
Per farci conoscere dovevamo offrire contenuti interessanti che parlassero di amore, relazioni e psicologia (il nostro campo). Invece, per proteggere la nostra idea, dovevamo crearci una reputazione.
L’innovazione è soggetta alla legge del più forte. Se sei debole smetti di esistere. Non bastava mostrare il nostro servizio, avevamo bisogno della stima di chi ci incontrava. Per questo abbiamo sempre parlato così, con trasparenza: per permettere alle persone di vedere chi siamo e scegliere da che parte stare.
Il nostro piano, su Instagram, prevedeva un post al giorno per otto mesi. Sul nostro blog, qui, un articolo a settimana per i tre mesi finali.
E in parallelo: l’aspetto legale, la sfida tecnologica e il marketing.
Andiamo con ordine.
Un’app di dating ha a che fare con i dati sensibili delle persone che si iscrivono, così abbiamo deciso di garantire il massimo della sicurezza fin da subito. Un terzo del nostro budget è servito a questo. Considerando che non abbiamo ancora una riga di codice è stato un investimento azzardato, ma sulle nostre spalle, non su quelle dei futuri utenti.
Tecnologia. Io sono psicoterapeuta, la mia socia (e compagna di vita) ha studiato economia e management. Nel nostro Canvas abbiamo un file di 113 pagine con la descrizione esatta di come dovrà essere l’app. Ma niente codice. Così ci siamo inventati un modo per offrire la stessa esperienza dell’app, ma con un backend manuale, invece che software. Ci basta il nostro sito, Telegram e un locale disposto ad ospitare gli incontri organizzati online.
Per quanto riguarda il marketing ci sentivamo più preparati e, infatti, tutto sembrava filare liscio. Fin quando Facebook ha deciso di metterci i bastoni tra le ruote: account bloccato, motivazione “dating”.
Per promuovere un sevizio di incontri su Facebook è necessario compilare una specifica richiesta, con tanto di documenti legali in regola, prova del servizio da parte di un loro esperto e impostazioni rigide per le inserzioni. Tutto fatto in modo conforme alle richieste. Eppure il triangolino rosso accanto al nostro account era lì per questo: per vietarci di promuovere il nostro sito. Non è servito parlare in tre lingue (italiano, inglese e russo) per risolvere il problema. E il 26 febbraio è arriva questa mail da Facebook:
Gentilissimo Silio,
La ringrazio per l’attesa. Purtroppo nonostante l’approvazione per le Inserzioni per “Dating” la sua Inserzione non può essere approvata.
Procedo quindi alla chiusura della sua richiesta, per qualsiasi altra informazione o necessità non esisti ad aprire una nuova richiesta.
Ma, nel frattempo, senza poter contare su promozioni dirette, avevamo già aperto le iscrizioni sul sito e registrato i primi 20 utenti.
A inizio marzo stavamo raggiungendo quota 100. Avevamo previsto che sarebbero bastati 30 iscritti per un primo test di mercato, in gergo MVP – Minimum Viable Product. Nonostante tutto, quindi, avevamo i numeri e un bel volume di traffico. E prima dell’estate avremmo avuto i dati per parlare con gli investitori.
Perché la regola fondamentale di una startup è: Corri! Arriva primo e fallo meglio di tutti!
Ma la scritta “betatest primavera 2020” stava perdendo significato. Giorno dopo giorno.
E poi – severo ma giusto – è arrivato lo stop.
Malauguratamente per il nostro progetto, ma sperato per il bene di tutti.
E oggi, ironia della sorte, per correre non è proprio un buon momento.
Cosa fare quindi?
Dalla sera del 10 marzo la nostra risposta è stata chiara: “betatest primavera 2021”
Un’idea in cui credere, nella vita, è già moltissimo.
Pivot
Il pivot, si chiama così nel settore startup, è un cambio radicale di rotta del progetto: una deviazione sostanziale in almeno uno dei nove principali elementi del Business Model Canvas.
Per noi, quello del 10 marzo, è stato il più importante.
E nel frattempo?
GD_backstage, su Instagram, continuerà a proporre gli stessi contenuti di sempre. Mentre su questo blog, dalla prossima settimana, verrà inaugurata una rubrica settimanale con ospiti che ci diranno la loro sulla nostra idea e sulla loro esperienza di approccio, sia online che in real life. Un intrattenimento soft per scoprire altre curiosità e confrontarci con i lettori.
Se pensate di avere la stoffa per rispondere alle nostre domande, fatecelo sapere!
Se invece conoscete qualcuno nel mondo startup, condividete con lui/lei questo articolo: sarà come ascoltare una canzone che ti fa sentire meno solo, perché è chiaro che, anche chi l’ha scritta, prova le tue stesse emozioni.
E se la nostra idea vi piace, e volete sostenerci, sapete cosa fare: restate con noi.
A presto,
Silio Limiti – founder GD
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